Una critica al “pensiero unico” nel nome del “buonsenso”
Articolo originale di Giorgio Da Gai
Il libro del Generale Vannacci: “Il Mondo Contrario” (Edizioni Il Cerchio 2023) è diventato un caso nazionale. La sinistra condanna l’opera per motivi ideologici, le opinioni di Vannacci stridono con “l’illuminato” pensiero progressista; la reazione della sinistra sarebbe stata diversa, se Vannacci avesse indossato la divisa “arcobaleno” e aperto le caserme all’accoglienza dei migranti. La destra prende le distanze da Vannacci per viltà e opportunismo, perché teme di essere chiamata “fascista”, “eco-negazionista”, “omofoba”, ecc.
Nel nostro Paese si legge poco e le critiche all’opera di Vannacci spesso provengono da chi il libro non l’ha letto; inoltre, aleggia un clima di censura verso chi esprime opinioni in contrasto con il pensiero unico, quello progressista. In questo clima di censura e d’ignoranza, le opinioni si formano sulle dichiarazioni degli influencer; oppure sul giudizio di giornalisti e di sedicenti intellettuali. Questa spazzatura mediatica condiziona la società e la cultura dell’Occidente.
Il libro di Vannacci è un attacco ai dogmi dell’ideologia progressista: multiculturalismo, ambientalismo, diritti LGBT, il politicamente corretto, ecc. L’ideologia progressista è pensiero unico, nel senso di totalitario: perché non ammette dissenso, pena la gogna mediatica o la censura, il libro di Vannacci ne è la prova; perché è un’ideologia che s’impone con leggi liberticide come quelle sui reati di opinione (negazionismo, razzismo, omofobia) creati per limitare la libertà di espressione con la scusa di combattere l’odio e le discriminazioni (Legge Mancino e DDL Zan).
Vannacci sostiene di difendere delle “verità oggettive” e dare voce ai sentimenti della “maggioranza silenziosa”: “Verità oggettive quelle supportate da dati e non dalle previsioni, dalla realtà e non dalla percezione della stessa. Dare anche voce a una maggioranza silenziosa che non si esprime e che spesso è sopraffatta da chi maggioranza non è!”.
Il termine “maggioranza silenziosa” è entrato in uso negli Stati Uniti alla fine degli anni Sessanta per indicare quei milioni di cittadini che non partecipavano attivamente alla politica del Paese, spesso non votavano e nemmeno sfilavano nelle piazze; ma erano decisivi per l’esito delle elezioni, per l’economia e il funzionamento dei servizi pubblici. Questa maggioranza silenziosa è composta dal ceto medio conservatore e provinciale, il proletariato “bianco” che si sente minacciato dai cambiamenti sociali, gli immigrati e gli afroamericani d’idee conservatrici. In Europa come negli Stati Uniti la “maggioranza silenziosa” rifiuta l’ideologia “progressista” o liberal. Negli Stati Uniti vota Donald Trump e in Europa è il bacino elettorale della destra. Una “maggioranza” che si sente esclusa dai mezzi d’informazione e non rappresentata politicamente; una maggioranza che gli “intellettuali” progressisti disprezza.
Per Vannacci gli italiani della maggioranza silenziosa sono le persone di “buonsenso” o senso comune, quelli che credono nei valori tradizionali (Dio, Patria. Famiglia e Proprietà Privata) e quindi chiedono uno Stato che faccia rispettare la legge, garantisca la sicurezza e la proprietà privata. Una “maggioranza” che vuole difendere il benessere conquistato con il sacrificio d’intere generazioni. Nel mondo al “contrario” questo non è possibile perché prevalgono politiche e ideologie che mettono a repentaglio benessere, libertà e i valori su cui si fonda la nostra civiltà.
Nel mondo al contrario l’ecologismo-animalismo minaccia il benessere conquistato da chi lotta contro una natura ostile. Per Vannacci i nemici del benessere sono gli ecologisti come Greta che vorrebbe escludere dalla produzione di energia le fonti fossili e il nucleare, benché quelle le fonti rinnovabili siano insufficienti a soddisfare il nostro fabbisogno energetico; gli animalisti che vorrebbero imporre alla specie umana la dieta vegetariana o meglio vegana; oppure chi si oppone a qualsiasi opera pubblica anche quando necessaria all’ecosistema, e all’economia del territorio. Scrive Vannacci: “L’acqua Che ha spazzato via le auto e allagato i campi in Romagna è la stessa che avrebbe potuto salvare città, coltivazioni, allevamenti e agricoltori dal rischio siccità nei periodi caldi. Invece di pensare agli energivori dissalatori, gli invasi rappresentano l’uovo di Colombo per mitigare l’alternarsi ormai inevitabile di alluvioni e siccità oltre che consentire, in determinate condizioni, anche di produrre energia pulita. Ma ogni progetto è ostacolato dai verdi, dagli ambientalisti, dagli amanti degli animali, dagli eco-ansiosi, dai progressisti, dai sostenitori delle trote e delle anguille, dai protettori delle lontre”. Vannacci chi legifera in tema ambientale senza tener conto dei cambiamenti climatici: “Con un clima caratterizzato da frequenti nubifragi ha senso continuare a piantare alberi ad alto fusto lungo le strade cittadine? Piantiamo oleandri, aranci selvatici, piccoli alberi, piante e arbusti, ma evitiamo gli alberi di “prima grandezza” (possono superare i 30 metri di altezza), i cedri del Libano, i platani, le querce rosse o i colossi vegetali che se sradicati combinano tragedie e putiferio. Invece, il sindaco Sala lancia l’iniziativa “forestaMi” per piantare 3 milioni di alberi ad alto fusto non solo nei parchi, ma lungo le strade della città.”
Nel mondo al contrario è sotto accusa la famiglia tradizionale, un’istituzione che per millenni ha garantito la sopravvivenza della nostra specie e l’armonia sociale; un’istituzione vincente anche se perfettibile come ogni costruzione umana. Osserva Vannacci: “squadra che vince non si cambia”. Eppure, la famiglia è dagli anni Sessanta, sotto attacco, accusata di essere un’istituzione superata, un luogo di prevaricazione e di alienazione da demolire o riformare radicalmente, come chiedono i movimenti femministi e LGBT: “Il risultato è che la famiglia ha subito durissimi colpi, che il termine stesso di famiglia naturale o tradizionale è messo in discussione, che le donne, per quanto lavorino, non sono spesso contente e realizzate, che le situazioni di disagio minorile sono incrementate, che la natalità è incredibilmente diminuita e che gli anziani, spesso non autosufficienti, non trovano più una collocazione se non in squallide case di riposo in attesa di raggiungere la pace eterna”. Il lavoro ha tolto la donna dall’alienazione del lavoro domestico per condannarla a quella dell’ufficio e della fabbrica. Perché, non offrire alle donne servizi e orari di lavoro che permettano alle stesse di conciliare lavoro e famiglia; oppure sussidi che permettano alle donne di dedicarsi totalmente alla famiglia? Politiche di buon senso ma incompatibili con la società dei consumi, che vuole la donna lavoratrice, produttrice di reddito e consumatrice di beni e di servizi spesso inutili. La casalinga parsimoniosa non alimenta la società dei consumi, non fa “girare il mercato”. Pasolini lo capì e in Scritti Corsari denunciò i falsi miti dell’emancipazione femminile nella società dei consumi.
Nel mondo al contrario lo Stato non garantisce la sicurezza e il rispetto della legge, le case possono essere occupate illegalmente, ampie zone del Paese sono ostaggio della criminalità. Scrive Vannacci: “L’immagine che ne deriva è quella di uno Stato impotente, di istituzioni che non esistono o che soccombono di fronte alla malavita e di valori democratici che vengono distorti e confusi con la libertà assoluta, anche di delinquere”. Sempre nel mondo al contrario, aggressore e aggredito sono messi sullo stesso piano, quando nelle aule di tribunale o in parlamento si discute di legittima difesa; politicanti demagoghi e burocrati ottusi, vorrebbero negare al cittadino il diritto ad armarsi e difendersi in casi estremi; mentre la criminalità si arma illegalmente e delinque impunita. Vannacci avanza proposte sensate in tema di legittima difesa, dirette a tutelare la vittima e non l’aggressore. La proporzionalità della difesa deve essere commisurata con la minaccia percepita dall’aggredito, non con il valore dell’oggetto che poteva essere ingiustamente sottratto: “Cosa ne so che il malvivente che aspira al mio portafogli non è pronto ad ammazzarmi anche a mani nude per ottenerlo? Cosa ne so se, anche disarmato, non possa usare oggetti contundenti per mettere in pericolo la mia vita? Cosa ne so se in tasca non abbia un martello o un cacciavite da usare prontamente? Perché dovrei rischiare di essere condannato per eccesso colposo di legittima difesa perché il povero malcapitato tentava solo di rubarmi l’orologio da polso?” Vannacci chiede di equiparare il giudizio civile a quello penale: “Non sembra quasi ridicolo che vittime di aggressioni assolte penalmente soccombano nei processi civili e siano costrette a grotteschi rimborsi nei confronti dei loro aggressori? Oltre il danno dell’aggressione la beffa del risarcimento”. Vannacci chiede di estendere le circostanze di presunzione assoluta di proporzione fra difesa e offesa, già prevista per i casi di violazione di domicilio (Legge n. 36 art.52 comma quarto) anche ad altri luoghi: “Il grave turbamento che escluderebbe la punibilità della vittima e derivante dalla situazione di pericolo creata dall’aggressore è presente anche quando veniamo assaliti per la strada, in un treno, nella metropolitana o in un parco pubblico e non solo presso la nostra abitazione o nel luogo dove esercitiamo la nostra attività commerciale. Non si tratta, infatti, di non tutelare la vita umana, tutt’altro, si protegge la vita innanzitutto delle vittime”.
Vannacci non vuole trasformare l’Italia nel Far West, nel suo libro riconosce allo Stato il monopolio della forza; ma intende tutelare chi si difende in situazioni dove lo Stato non può intervenire con immediatezza a tutela del cittadino e dei suoi beni.
Nel mondo al contrario la società multietnica è un fenomeno positivo e ineluttabile. In realtà si tratta di società violente a rischio di disgregazione; che in Europa sono nate come conseguenza di politiche dissennate di accoglienza e che rischiano di disgregarsi perché fondate sul relativismo culturale, l’immigrato vive secondo le sue regole anche se incompatibili con quelle del Paese di accoglienza. Scrive Vannacci: “In Qatar, negli Emirati Arabi, in Oman, in Arabia Saudita non si approda clandestinamente, eppure per chi viene dall’Afghanistan, dal Pakistan, dal Bangladesh e dall’Indonesia queste destinazioni sono molto più vicine e facili da raggiungere”. In Paesi sconfinati come la Cina non esiste immigrazione clandestina e nemmeno nel ricco e prospero Giappone. La storia insegna che le società multietniche evitano la disgregazione, grazie alla presenza di uno Stato forte; quando il potere centrale entra in crisi, si disgregano come l’ex Jugoslavia. Gli Stati Uniti sono un Paese multietnico che nasce e si regge sull’immigrazione; ma impone agli immigrati l’assimilazione pena l’emarginazione; vanta un sistema carcerario e un Codice penale tra i più duri al mondo; il potere è nelle mani della minoranza WASP alla faccia del Presidente “negro”; inoltre, la storia degli Stati Uniti è segnata delle tensioni e delle discriminazioni razziali (il genocidio degli “indiani”, la schiavitù e segregazione degli afroamericani, ecc.). I ghetti di Francia, Gran Bretagna e Svezia sono enclave separate, covi di terroristi e di criminali, abitati da immigrati che non si riconoscono nella Nazione di nascita o di accoglienza. Nel nostro Paese vivono migliaia di stranieri dediti all’accattonaggio e al crimine, dei parassiti spacciati per “risorse”; oppure, vittime di sfruttamento spesso per mano dei loro connazionali, una vergogna.
Per Vannacci l’immigrazione è una scelta e come tale, impone all’immigrato il rispetto delle regole del Paese ospitante: “Chi viene a vivere da noi, lo fa per scelta e non per necessità perché anche chi scappa dalla guerra, dalla fame, dal clima, dell’emarginazione non si sposta il minimo necessario per garantirsi la sopravvivenza ma sceglie deliberatamente l’Europa. Sceglie il welfare, le cure gratuite, il reddito di cittadinanza, la libertà di espressione e di culto e tutti i diritti che negli anni una società monoetnica è riuscita a ideare, sviluppare, e proteggere”.
Nel mondo al contrario è in discussione il principio della democrazia: “La maggioranza decide e il resto si adegua”. Nel mondo al contrario sono alcune minoranze (comunità LGBT, zingari e immigrati) a dettare l’agenda politica: “La dittatura delle minoranze ha prevaricato il concetto di democrazia, dove la maggioranza decide e il resto si adegua. Non si tratta più di vivere insieme pacificamente rispettando il codice della maggioranza ma di avere tanti codici e comportamenti di eguale rango e dignità che dovrebbero coesistere a prescindere dalla maggioranza. Bisogna, inoltre, cambiare la cultura dominante, è necessario epurarla, diluirla, falsificarla al fine di cancellare ogni “riferimento a valori e realtà condivise.”. Minoranze che s’impongono come difensori di grandi ideali (ambientalisti) o come vittime di “discriminazioni” grazie alla “cultura del piagnisteo”, l’ossessione per i diritti civili e l’esaltazione delle minoranze (Robert Hughes 1993).
Nella Grecia e nella Roma antica l’omosessualità era molto diffusa ma rimaneva un fatto privato; nel mondo al contrario è divento un fatto collettivo da riconoscere a livello legislativo e promuovere con politiche appropriate: le unioni omosessuali vanno parificate alla famiglia naturale con relativo “diritto alla genitorialità”, il dissenso contro l’omosessualismo dilagante va soffocato con il reato di omofobia; le campagne educative sull’ideologia di genere vanno introdotte dalle scuole primarie e il tema, dell’omosessualità è onnipresente nei media (vedi le serie televisive della Netflix); le fiabe per bambini vanno riscritte per inserirvi principesse lesbiche, cavalieri sodomiti, folletti transessuali e orchi omofobi; l’agenda politica deve considerare prioritaria la questione delle unioni omosessuali e non quella di milioni di famiglie normali che non arrivano alla fine del mese.
Sbaglia, chi accusa Vannacci di esprimere opinioni incompatibili con il suo ruolo di militare. Vannacci non ha trattato questioni o svelato segreti militari; Vannacci ha espresso le proprie opinioni su argomenti estranei al suo servizio, come ogni cittadino ha il diritto di fare (art. 11 della Costituzione.) I progressisti dovrebbero riservare le loro critiche, a quei magistrati che partecipano a manifestazioni o rilasciano dichiarazioni pubbliche contro le norme approvate dal governo (vedi l’immigrazione) atti che in virtù della loro funzione dovrebbero solo applicare.
Vannacci non è un intellettuale è solo un’ufficiale dall’impeccabile curriculum militare, che con schiettezza ha espresso le opinioni e i sentimenti di milioni d’italiani. La stessa schiettezza del suo illustre collega, il Generale Fabio Mini quando affronta questioni di carattere geopolitico. L’opera di Vannacci va letta non per il suo valore intrinseco, ma perché espressione dei sentimenti e dei problemi di milioni d’italiani. La sinistra spocchiosa e ignorante, s’illude di comprendere il Paese e di stabilire che cosa sia bene e che cosa sia male (il politicamente corretto). Poi arriva Vannacci e con il suo libro ha un successo strepitoso. Forse, è sfuggito qualcosa ai saccenti progressisti.
In Occidente la democrazia è in crisi e c’è chi guarda a Orban e a Putin come “uomini della provvidenza”; inoltre, la maggioranza della popolazione mondiale non è governata da democrazie, ma noi ci illudiamo che la democrazia sia universale ed eterna.
Negli anni Settanta, gli italiani della maggioranza silenziosa sognavano i colonnelli al potere, per salvare il Paese dalla violenza e dal caos. Il regista Mario Monicelli ne fece un film comico, “Vogliamo i colonnelli” (1973) con l’attore Ugo Tognazzi come interprete principale. Di diverso tono e spessore il film drammatico: “Cadaveri eccellenti” (1976) del regista Francesco Rosi, tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia “Il contesto” (1971). Oggi gli italiani della “maggioranza silenziosa” sognano un generale come “uomo della provvidenza”? Generale la maggioranza silenziosa è al suo fianco; i trattori degli agricoltori marciano su Roma e assediano Bruxelles, se altre categorie di scontenti si uniranno a loro come andrà a finire?