di Gino Zangrando
Crispi e della sua visione rivoluzionaria del Risorgimento
Nel 2018 cade il centosettantesimo anniversario delle lotte per l’indipendenza e l’unità nazionali italiane divenute relativamente di massa nel 1848. Risorgimento è stato un processo rivoluzionario visto che oltre alla proclamazione del Regno d’Italia ha portato a cambiamenti radicali nell’organizzazione sociale. Le conquiste più importanti sono state la fine del potere temporale dei Papa-Re, l’abrogazione delle discriminazioni per gli ebrei e le altre minoranze religiose, e l’estensione a tutta la penisola dello Statuto Albertino che dava le libertà civili a tutti i cittadini e limitava i poteri del Sovrano con la presenza di un Parlamento, per quanto la Camera dei Deputati (l’unica elettiva) vedesse fino al 1912 i suoi membri eletti con suffragio ristretto.
Spesso però la politica dei governi dell’epoca è stata dipinta come conservatrice. Il liberale Luigi Einaudi scriveva nel 1956: “Sono stati invero in passato definiti conservatori taluni uomini di Stato i quali in Italia cacciarono stranieri, misero fine a regni millenari, mutarono regimi politici, rinnovarono il sistema tributario e attuarono leggi eversive della proprietà ecclesiastica1 ”.
Il ritratto fatto da Einaudi si confà molto a Camillo Benso conte di Cavour e agli esponenti della Destra Storica che guidarono il processo risorgimentale dal governo di Vittorio Emanuele II. Per lo storico Salvatore Lupo però questi uomini politici non subirono la reputazione di conservatori, ma, per usare un temine moderno, se ne crearono l’immagine. Gli uomini della Destra fecero di tutto infatti per rassicurare i conservatori in Italia e all’estero (e forse anche loro stessi) sul fatto di essere intervenuti per impedire possibili rivolgimenti radicali da parte di mazziniani e garibaldini2.
Negli anni ’80 del XIX secolo fu Francesco Crispi, un mazziniano convertito, che poi sarebbe divenuto presidente del Consiglio dei Ministri, a definire il Risorgimento “una rivoluzione cinta da diadema ”: l’alleanza tra il popolo e Vittorio Emanuele II3.
Crispi era nato a Ribera, in Sicilia, nel 1819 (o forse nel 1818). Nel 1848 partecipò con i democratici ai moti nel regno borbonico e dopo il loro fallimento fu costretto a fuggire. In esilio si legò a Giuseppe Garibaldi e a Giuseppe Mazzini. Nel 1860 fu l’uomo chiave del governo garibaldino in Sicilia. Nel 1865 lasciò però il campo repubblicano, definendo in un lettera a Mazzini la scelta monarchica come un qualcosa di necessario per unire i diversi partiti in un’Italia proiettata verso la democrazia. Entra quindi nella Sinistra monarchica.
Nel 1876 questa compagine, guidata da Agostino De Pretis, andò al governo e Crispi ottenne incarichi prestigiosi. Il patriota siciliano poi si distaccò da De Pretis a causa della politica trasformista di quest’ultimo che vedeva la convergenza tra Destra e Sinistra su di una linea centrista.
Verso la metà degli anni ’80 però De Pretis e Crispi si riavvicinarono. Il siciliano diventò di nuovo ministro degli Interni e poi, alla morte del leader della Sinistra, presidente del Consiglio. All’inizio di quel decennio però Crispi è all’opposizione ed evocando l’immagine della rivoluzione cinta da diadema, oltre a fare opera di nation bulding ( il giovane Stato non aveva il suo mito fondatore) , vuole ribadire la sua coerenza e identità in contrapposizione alla Destra, alla Sinistra trasformista e all’Estrema Sinistra (composta da repubblicani, radicali e dal nascente socialismo).
Il patriota siciliano al governo attuerà politiche riformiste, come l’allargamento del suffragio, l’abolizione della pena di morte, un codice penale più garantista, l’istituzione della giustizia amministrativa e la modernizzazione degli enti di assistenza.
1 L. Einaudi “Discorso elementare sulle somiglianze e le dissomiglianze fra liberalismo e socialismo” Dalle “Prediche Inutili”. Ed. Einaudi (collana Gli Struzzi”
2 S. Lupo “Fare un monumento di se stesso. Una fonte oratoria” da “Prima lezione di metodo storico” a cura di Sergio Luzzato, p. 112. Ed. Laterza.
3 Discorso di Francesco Crispi del 2 aprile 1884 al circolo universitario Vittorio Emanuele di Palermo trascritto in “Scritti e Discorsi Politici 1849-1890”, Unione Cooperativa Editrice, Roma 1890.