di Giuseppe Longo
Deo gratias! È proprio il caso che chi è credente lo esclami ad alta voce ricorrendo, peraltro, la solennità del Corpus Domini, trasferita a oggi dal plurisecolare giovedì.
Il riferimento è ovviamente alla tanto attesa svolta politica che ha portato, dopo quasi novanta giorni, alla nascita del governo bicolore Cinque stelle – Lega.
Qualcuno dirà non male come tempi, considerato che Angela Merkel e Martin Schulz ci hanno messo sei mesi.
E invece no, qui non siamo in Germania (loro se lo potevano permettere!), i problemi di ogni genere incalzano, e non ci era consentito aspettare ancora.
Abbiamo assistito per troppo tempo a quel gioco dell’oca originalissimo in cui si andava più indietro che avanti, a quella tela di Penelope davvero interminabile. Era ora, insomma, di dire basta.
Anche perché sarebbe stata fin dall’inizio la soluzione più semplice quella adottata e che ha portato alla nascita del governo guidato da Giuseppe Conte.
Era sotto gli occhi di tutti già il 5 marzo, però per settimane si è voluto, o fatto finta, di non vedere, di non capire che quella era stata la scelta degli elettori e che, piaccia o non piaccia, andava rispettata.
Altrimenti i cittadini cosa ci vanno a fare alle urne?
Ora il governo finalmente c’è. E poteva, appunto, esserci anche prima se non ci si fosse impigliati nelle maglie di una rete che sembrava inestricabile.
Basta solo ricordare il caso veramente penoso a carico di Paolo Savona, professore ottuagenario già ministro dell’Economia con Ciampi ma oggi sgradito a Bruxelles perché critico sull’euro.
Ma come mai dal Tesoro è stato dirottato agli Affari europei? Boh!
Conte e ministri hanno giurato davanti al capo dello Stato e ieri, festa della Repubblica, hanno partecipato ai primi impegni istituzionali. E ora sono attesi allo scoglio del voto di fiducia nei due rami del Parlamento.
Quindi, dovrà essere completata la squadra di governo con la nomina dei sottosegretari.
Finora, con i ministri, il Friuli Venezia Giulia è rimasto a bocca asciutta, ma c’è da auspicare che almeno con i vice la nostra Regione possa essere rappresentata.
Si dà per certa la promozione dell’udinese Mario Pittoni quale sottosegretario all’istruzione, settore che per conto della Lega ha seguito sempre con impegno e, direi, anche competenza maturata sul campo. Un augurio se lo merita.
E poi via al lavoro. Con un’avvertenza però non sottovalutabile: vietato fare errori, anche il più piccolo visto che il governo in fasce si trova davanti a una opposizione agguerrita – in primis Pd, ma anche Forza Italia che si sente tradita dal leader politico del Centrodestra – e che non si dà pace per la disfatta, anziché riflettere e chiedersi perché gli italiani hanno cambiato idea e casacca.
Un favore però mi permetto sommessamente di chiedere. Chi ormai è ministro, e pure vicepremier, la smetta con i toni da comizio e assuma la veste istituzionale che ha voluto e che finalmente gli è stata affidata.
L’appunto è tanto per Matteo Salvini che per Luigi Di Maio, anche se quest’ultimo, bisogna riconoscerlo, è più misurato nei toni.
Ma poi neanche quel pugno alzato del presidente della Camera, terza carica dello Stato, è accettabile, proprio alla festa del 2 Giugno! E poi parlano, anzi starnazzano, di ritorno al fascismo.
Ma fatemi un piacere, diceva il grande Totò.