di Giuseppe Longo
Era dalla fine di marzo che non parlavamo più di Olimpiadi invernali del 2026, quelle che vedono candidata anche Cortina con il suo meraviglioso anfiteatro dolomitico.
E lo facciamo oggi perché le giornate che vanno da qui al 10 luglio saranno quelle decisive per sapere a favore di chi si risolverà questa partita a tre che vede in campo anche Torino e Milano.
Oggi, venerdì, la questione Giochi dovrebbe approdare sul tavolo del governo nazionale, mentre martedì è previsto che l’iter si concluda definitivamente, in quanto sia Coni che Palazzo Chigi hanno ricevuto nei termini prefissati tutti gli incartamenti richiesti per l’avanzamento delle candidature.
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, crede molto in questo progetto e l’ha portato avanti con tenacia, sostenendo la validità della candidatura di Cortina, sede già delle Olimpiadi invernali del 1956 – per cui se dovesse andare bene la cosa i Giochi tornerebbero nella valle ampezzana esattamente dopo 70 anni -, ottenendo l’appoggio del Trentino Alto Adige, ma anche importanti adesioni da parte del Friuli Venezia Giulia, regione dalla quale era venuta l’immediata adesione di Federalberghi non appena si era sparsa la notizia che il Veneto lavorava per avere nuovamente i Giochi sulle Dolomiti.
Affascinante catena montuosa che non rispetta ovviamente i confini politici, ma continua anche in Friuli, dove, soprattutto nella zona di Forni di Sopra e della neo-friulana Sappada, mostra scorci bellissimi.
Anche nella nostra regione, che pure ha rinomate stazioni sciistiche, si guarda infatti con favore a questa opportunità che potrebbe dischiudersi sotto il monte Cristallo e quindi con importanti ricadute anche nei poli limitrofi.
Si ritiene infatti che la organizzazione dei Giochi 2026 – quindi appena fra otto anni – porterebbe indubbi benefici anche alla nostra montagna, per cui si vuole credere che la partita a tre si risolva a favore proprio del Triveneto.
Anche perché – ed è su questo punto di forza che ruota il pensiero di Zaia – si tratterebbe di organizzare Olimpiadi a “impatto zero”, come dire che esistono già importanti strutture, sia per quanto riguarda gli impianti sportivi sia la ricettività alberghiera, per cui non sarebbero richiesti particolari interventi, tanto che si eviterebbero le tanto temute “colate di cemento”.
D’altra parte, è impensabile che questo possa avvenire proprio sulle Dolomiti che sono state dichiarate dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità.
Sarebbe infatti veramente deplorevole che per la organizzazione di questa nuova edizione delle Olimpiadi invernali si rovinasse – e a questo punto irrimediabilmente – un ambiente meraviglioso che va preservato il più possibile da ogni attacco a vantaggio delle future generazioni.
Per giungere, dunque, a un risultato favorevole al Nordest, Zaia ha ribadito e auspicato più volte che la decisione che si appresta a prendere chi di dovere sia tecnica, cioè basata esclusivamente su quello che possono offrire i tre territori candidati, e non politica.
Ma sarà proprio così? Il 10 luglio lo sapremo.
In copertina: le bellissime Dolomiti Carniche di Forni di Sopra