di Giuseppe Longo
Ma, allora, questa singolare partita come andrà a finire?
L’Uomo del Colle, su Paolo Savona ministro dell’economia, continuerà a dire no o farà come quello del Monte (ci ricorda la pubblicità delle banane) che invece diceva sempre sì?
Sarà proprio interessante vedere come evolverà questa strana domenica.
Certo è che il Quirinale, già “casa” del Papa-Re quando indossava la tiara del triplice potere e poi, per pochi decenni dei Savoia, non è mai stato posto sotto assedio come in questi giorni.
E se il fortino non dovesse cedere la strada per le elezioni anticipate (in autunno?) sarebbe inevitabile.
Luigi Di Maio e più ancora Matteo Salvini – perché è proprio lui il primo sponsor del professor Savona – hanno infatti lanciato una sorta di ultimatum al presidente Mattarella: la smetta con questo veto all’economista ottuagenario, perché questa ingerenza politica è inaccettabile, e consenta di chiudere la lista dei ministri di Giuseppe Conte, il premier incaricato.
E ieri hanno parlato di ventiquattro ore. Come dire che la risposta affermativa del capo dello Stato deve arrivare oggi, pena il crollo del castello faticosamente tirato su in questi quasi tre mesi che ci separano dal voto del 4 marzo.
Ore decisive dunque.
Mentre per quanto ci riguarda più da vicino, l’esecutivo regionale di Massimiliano Fedriga è già al lavoro e anche Pietro Fontanini ha varato la giunta che intende cambiare il volto di Udine, Roma latita ancora: la casella di Palazzo Chigi continua a rimanere desolatamente vuota.
Ed i problemi aumentano: lo spread si rialza al ritmo delle temperature e gli sbarchi dei clandestini sono ripresi alla grande approfittando della bella stagione.
Ma è proprio possibile che tutto si blocchi su un nome indigesto a Bruxelles o, alla fine, pensare a nuove consultazioni potrebbe fare anche comodo?
Il Cavaliere ha già detto di essere pronto e anche Cinque stelle e Lega non le temono.
Ma se elezioni devono esserci che avvengano con una nuova legge elettorale.
Il Parlamento è in carica – almeno quello! – e allora ponga mano al Rosatellum che ci ha messo in questo pasticcio.
Gli italiani, e anche i friulgiuliani, non ne possono più.