Oggi si vota in una ottantina di Comuni italiani per i ballottaggi delle amministrative.
Non è una consultazione-chiave vista la modestia dei numeri dei chiamati alle urne (Ancona è la città più importante, essendo anche capoluogo della Regione Marche), tuttavia costituisce un mini-test come lo era stata la votazione di quindici giorni fa al primo turno.
Anche se si tratta di elezioni comunali, sarà infatti una sorta di termometro sul momento politico, sul governo giallo-verde all’opera da neanche un mese, sui rapporti tra Cinque stelle e Lega, sul cammino claudicante del Partito democratico che critica violentemente l’attuale esecutivo a suo dire “populista” senza però chiedersi come mai questo è salito al potere.
E questo, dovrebbe saperlo, non è avvenuto nè per un colpo di Stato nè tantomeno per volontà divina. Bensì con un voto popolare, anche se sprezzantemente definito “di pancia”.
Sarà dunque interessante vedere come andrà a finire anche quest’ultima partita, sebbene pure in questa occasione, essendo ormai in piena estate, l’affluenza alle urne dovrebbe essere bassissima.
Già i ballottaggi di per sé non entusiasmano più di tanto gli elettori, poi se ci mettiamo di mezzo mare e montagna la risposta arriva da sola.
Ma un dato è certo. Oggi finalmente si chiude la lunghissima stagione elettorale cominciata il 4 marzo con le politiche, proseguita il 29 aprile con le nostre regionali e amministrative, e ora con quest’ ultimo appuntamento che riguarda il resto d’Italia.
Ma chiude per fortuna anche la estenuante, interminabile campagna elettorale che ci martella praticamente da sei mesi.
Per cui è finalmente giunta anche l’ora di abbassare i toni e pensare a governare seriamente se chi vi è chiamato ne è capace.
Basta toni da propaganda, per favore!
Matteo Salvini con l’ultima uscita sui vaccini obbligatori per i bambini in età scolare ha prestato il fianco alla grancassa della controinformazione pidiessina, creando un indubbio disorientamento fra le famiglie che già non sanno che pesci pigliare.
Complice la faziosa travisazione partigiana di quanto egli ha effettivamente affermato, ovvero che il diritto all’istruzione viene , per dettato costituzionale, prima dell’obbligo (incostituzionale senza dubbio) di un trattamento sanitario obbligatorio improponibile in tale circostanza.
Il trattamento sanitario obbligatorio in Italia si può legalmente effettuare solo e soltanto in due circostanze ben precise:
1) quando il paziente non è in grado di intendere e di volere, ovvero il tipico caso di un TSO di paziente psichiatrico che minaccia il suicidio o azioni violente e/o rappresenti pericolo per se o altri.
2) il caso in cui sia diagnosticata al paziente un infezione (in atto) trasmissibile e letale per contagio indipendentemente dalle precauzioni, ovvero ad esempio la tubercolosi;
non sono invece ritenute letali (per la popolazione – sempre che il paziente osserva le debite precauzioni – patologie come l’HIV e/o l’epatite che si trasmette solo con scambio di materiale ematico e/o fluidi corporei)
Il caso delle vaccinazioni preventive obbligatorie non rientra legalmente in queste fattispecie e di conseguenza è un evidente abuso di potere !
Ulteriore prova è il fatto che solo in Italia si è tentato di imporre ben 12 vaccinazioni.
Fino al 2017 (apice dell’era Renziana/Lorenziniana) per tutti i nuovi nati, in particolare, era prevista la somministrazione del vaccino contro difterite, tetano, poliomielite ed epatite virale B.
Di punto in bianco il governo decise di portarle a 12 !!
Mentre in tutto il resto del mondo nessun altro governo si è mai spinto a tanto.
A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca:
e se ci fossero degli intrallazzi (come ai tempi dell’accoppiata Francesco De Lorenzo / Poggiolini ) fra ex ministri e case farmaceutiche ??
Io su questo indagherei se ne avessi i mezzi…
Tutti voi ricorderanno il caso degli scandali “Mucca pazza” ed Aulin risoltisi in bolle di sapone…
quali e quanti interessi politici ed economici gravitano intorno alla sanità ??
E obbligo dei politici sorvegliare e reprimere interessi illeciti (da parte di chi che sia) in particolare quando si tratta di salute pubblica.
I medici sono certamente favorevoli e fautori dei metodi preventivi inventati da Louis Pasteur.
Ma è evidente che la strada giusta è quella dell’istruzione dei pazienti e del convincimento sulla base della fiducia costruita con pazienza e dedizione e non già sulla coercizione.
Ne è esempio la regione Veneto gestita da Zaia che ha raggiunto ancor prima delle sparate della Lorenzin il 95% di vaccinazioni su base volontaria (senza coercizione alcuna); numeri ampliamene sufficienti a ottenere l’ “immunità di gregge” che è il risultato atteso ed auspicabile alla fine.
Purtroppo per lui, il ministro dell’Interno, questa volta non ha gestito adeguatamente l’informazione e con l’affermazione che: “dieci vaccini sono troppi” (probabilmente intendeva che in nessun altro paese europeo si arriva a tanto, e soprattutto a escludere i bambini innocenti da scuola) ha creato notevole imbarazzo anche tra gli altri colleghi di governo, in particolare nel titolare della Salute.
C’è per onor del vero da ricordare che i più scettici sul fronte vaccini fino a ieri erano i pentastellati, che delle affermazioni Salviniane dovrebbero essere entusiasti…
Forse al neo Ministro dell’interno non gli bastava il fronte caldissimo degli immigrati con annessa “guerra” diplomatica Italia-Francia?
Mi par di capire che l’uscita abbia proprio un sapore elettorale in vista dell’appuntamento odierno, perché dopo tutto Salvini è pur sempre anche leader della Lega, partito che continua a crescere e sarà interessante vedere se lo farà anche in questa nuova occasione.
Ma è proprio questo il problema. L’ho sempre pensato e continuo a restare dell’idea che un ministro, o peggio ancora premier, non deve essere anche capo del suo partito per la confusione di ruoli che si genera, provocando danni e indubbi malumori, oltre a polemiche a non finire.
Ma lo so, la mia è soltanto una umile opinione che non conta nulla.
Ed allora avanti così… vediamo che combinano…